Un eroe Toscano ed un pioniere del volo
Luigi Gori nasce a Pontassieve il 13 Marzo del 1894 e studia a Firenze.
Nel 1914, con il primo conflitto mondiale in corso, l’Italia lascia la “Triplice Alleanza” e non entra in guerra.
Luigi Gori si arruola nell’Arma del Genio del Regio Esercito Italiano come Ufficiale di complemento e chiede di essere assegnato al Plotone Allievi Ufficiali del Battaglione Aviatori con sede a Torino (allora l’Aeronautica non era stata ancora costituita come arma indipendente, lo sarà a partire dal 28 Marzo del 1923).
Il comandante del Battaglione è il Ten.Col. Vittorio Cordero di Montezemolo, nonno dell’attuale presidente della Ferrari.
Il 3 Maggio del 1915 Gori è nominato Sottotenente. Il giovane ufficiale dimostra subito spiccate qualità aviatorie e particolare competenza anche nel campo motoristico. Acquisisce il passaggio sugli apparecchi Farman 1912 – 1914 e Caproni HP-300 e 350.
Per le sue qualità diviene istruttore e poi Capo Pilota. Si deve a lui l’organizzazione di un sistema di celere istruzione sul Farman 1914, come pure si deve a lui l’istruzione e l’addestramento di tutti i piloti sul Caproni in servizio fino al 1917.
La nuova specialità ha ancora carattere pionieristico, il primo brevetto di Pilota in Italia era stato rilasciato a Roma, presso l’eroporto dell’Urbe al S.Ten di Vascello Calderara nel 1909. Lo spirito degli aviatori è caratterizzato da una certa sportività, anche se l’Italia, prima nella storia, ha già imiegato l’aeroplano in un conflitto : la guerra di Libia del 1911 contro l’impero ottomano, principalmente come mezzo di ricognizione.
Nel 1915, nell’imminenza dell’entrata in guerra, il battaglione Aviatori viene sciolto e viene costituito il Corpo Aeronautico Militare, indipendente dall’Arma del Genio. Nel Corpo Aeronautico operano anche i dirigibili e gli aerostati provenienti dal vecchio Battaglione Specialisti.
All’entrata in guerra l’Italia dispone di 75 aerei e di una sezione idrovolanti, 50 piloti e 6 osservatori. La Francia ne ha 1150, la Germania 764, la Russia 746 e l’Austria 96.
Le azioni
Il giovane Luigi Gori entra a far parte di una elite di ufficiali e sottufficiali volontari ed ardimentosi che si confrontano con i rischi di quelle macchine affatto sicure. Questi combattenti, anche per il tipo diverso di vita, molto differente da quella di trincea, affrontarono la guerra nei cieli in modo definibile come cavallersesco, caratterizzato da un forte rispetto per l’avversario che portò in alcuni casi anche ad atterrare al fianco del nemico sconfitto per cercare di portare aiuto e conforto.
La fantasia popolare, alimentata dalle tavole di Achille Beltrame sulla Domenica del Corriere, si appropria di questi eroi visti come una moderna versione dei cavalieri medioevali.
Con l’inizio del conflitto la nostra industria si mobilita con uno sforzo tecnologico e produttivo inaspettato.
L’Italietta appena nata e contadina arriva ad avere in linea nel 1916 oltre 1200 aerei (alla fine del conflitto saranno oltre 12.000 gli aerei prodotti dalla nostra industria).
Nascono le nuove specialità, oltre la caccia adibita alla difesa aerea, si costituiscono squadriglie da bombardamento e ricognizione. Le scuole di volo sono numerose anche perchè occorrono almeno 6 mesi per formare un pilota militare. A Foggia vengono anche addestrati piloti stranieri, tra cui 50 dell’US Army tra i quali il futuro sindaco di New York Fiorello La Guardia.
Due velivoli segnano questo passaggio: il Nieuport-Bebè, costruito dalla Macchi, con il quale il Magg. Baracca vincerà il suo primo duello aereo ed il trimotore Caproni da combattimento, l’aereo di Luigi Gori.
Il nostro pilota viene assegnato alla Prima Squadriglia del 4° Gruppo aeroplani. Trova subito nel suo capoequipaggio, il Ten.Maurizio Pagliano, un compagno ideale.
Entrambi, oltre alle numerose missioni loro affidate, si occupano anche dello sudio delle enormi possibilità che il mezzo aereo lascia intravedere. Sperimentano nuove tecniche aviatorie e di navigazione che si dimostreranno fondamentali per lo sviluppo della moderna aviazione, sono tra i primi ad esempio ad operare anche di notte.
Nella notte dell’11 Maggio del 1917, sono i primi a spingersi da Pordenone a Pola e ritorno per un’azione isolata in condizioni di scarsa visibilità, senza scorta ed in opposizione agli ordini ricevuti, dimostrando la possibilità di poter effettuare missioni notturne a lungo raggio.
Pagliano e Gori con il loro Caproni 3-2378 (battezzato con il nome di S.Giorgio) diventeranno i piloti di D’Annunzio e con lui effettueranno le memorabili azioni su Pola e su Cattaro il 4 Ottobre del ’17, partendo da Gioia del Colle con un Caproni che aveva disegnato sulla carlinga “l’asso di picche”. E’ in questa fase che matura in D’Annunzio l’idea di preparare un volo sulla capitale asburgica con cui effettuare un lancio di volantini con un messaggio per la popolazione civile e per il quale inoltra richiesta al Comando Supremo.
Il Comando SUpremo, dopo vari tentennamenti dovuti sopratutto alla non completa fiducia sulle possibilità tecniche del velivolo di compiere una così lunga trasvolata, richiede come condizione indispensabile una conferma : un volo tecnico senza scalo di 9 ore.
Il volo si effettua con un Caproni C-3 il 4 settembre del 1917. Pagliano, Gori e D’Annunzio decollano la mattina alle 8.10 dal campo della Comina (PN) prua verso Torino e riatterrano alla 17.23 dopo un volo initerrotto di oltre 1.000 Km.
Un’impresa del punto di vista aviatorio unica e storica.
Il Comando Supremo dà luce verde per la notte del 5 settembre ma segue subito un contrordine. Non si conoscono le cause di questo ma è probabile che per motivi di sicurezza si sia preferito permettere una revisione dei motori dopo il lungo volo di prova. Di fatto il volo non si effettua.
Sopraggiungono i duri giorni di Caporetto ed anche i nostri aviatori si devono ritirare. La rotta per Vienna si allunga di oltre 200 Km ed è tutto da ripensare.
Il tragico epilogo
Intanto Gori e Pagliano si ritrovano completamente impegnati nella strenua difesa del Piave. Gori guadagna in questo frangente la sua terza Medaglia d’Argento (le altre due le aveva ottenute per le imprese di guerra del 1916 e per un’azione notturna sul cielo di Nabresino-Prosecco il 24 Giugno del 1917).
Ma la sorte più volte sfidata da questi giovani aviatori è in agguato ed il 30 Dicembre del 1917 “l’asso di picche” con il vessillo di S.Giorgio non rientra alla base. Si pensa che il velivolo possa essere atterrato in un campo di fortuna e che il suo equipaggio composto da Pagliano, Gori e dai mitraglieri Giacomo Caglio e Arrigo Andri, sia stato catturato.
Ma da Berlino viene comunicato dalla Croce Rossa Internazionale che un Caproni con tre motori Isotta Fraschini è stato abbattuto a sud di Susegana (Treviso) alle 12.40 del 30 Dicembre. tutti gli occupanti sono deceduti.
Il cordoglio della nazione è unanime. L’azione di D’Annunzio che tutti ricordano come la “beffa di Buccari” sarà dedicata dal poeta pilota ai due giovani eroi scomparsi, L’Aviazione Italiana resta orfana di due valorosi piloti.
A Luigi Gori saranno intitolati gli aeroporti di Aviano e Peretola (poi rinominato A.Vespucci) ed anche alcune vie e piazze. A Firenze anche il locale Aero Club, dove tante generazioni di piloti si sono formate, porta il suo nome.
Il volo su Vienna che tutto il mondo riconobbe come un grande gesto di civiltà, di pace e di speranza, sarà poi realizzato da D’Annunzio il 9 Agosto del 1918 con l’87° Squadriglia “La Serenissima” che decollò da San Pelagio (PD) su velivoli SVA lanciando sul cielo della capitale austriaca un messaggio di pace.
Tratto da uno scritto del Col.Carlo Paciaroni