Peretola Diventa Aeroporto
Se l’immediato dopoguerra aveva visto Firenze all’avanguardia in Italia nel campo del trasporto aereo, con una serie di collegamenti aerei e addirittura una propria compagnia aerea, non altrettanto si può dire dei decenni successivi. Mentre tutti i maggiori centri del Paese potenziavano ed aggiornavano i vecchi aeroporti militari, permettendo l’arrivo delle compagnie aeree nazionali ed internazionali, a Firenze non si riusciva ad avviare un adeguato sviluppo della struttura aeroportuale.
Le condizioni dello scalo scoraggiarono così i vettori ad aprire dei collegamenti di linea regolari. Alcuni servizi a carattere stagionale, attivi cioè solo nei mesi estivi quando le condizioni meteorologiche erano migliori, furono operati dalla LAI (Linee Aeree Italiane) con aerei DC-3 che volavano a Roma, Milano e Venezia. L’iniziativa cessò nel 1957, anno in cui la compagnia venne assorbita dall’ALITALIA che ne rilevò flotta e rotte.
L’ALITALIA, scarsamente interessata ai collegamenti interni minori, non riaprì mai voli regolari su Firenze. Solo la SAM (Società Aerea Mediterranea), creata nel 1959 dalla stessa ALITALIA per operare voli charter su rotte non coperte direttamente, effettuò dei collegamenti con Roma e Milano nei primi anni ’60.
Si dovette aspettare fino al 1964 perché l’ATI (Aero Trasporti Italiani), del gruppo ALITALIA, riprendesse in considerazione dei servizi sull’aeroporto di Firenze avviati poi negli anni seguenti. Si trattava però, anche in questo caso, di attività stagiona le (da aprile a settembre) operata sempre sulle linee con Roma, Milano e Venezia utilizzando i nuovi Fokker F.27 appena acquistati. Le attività procedevano bene e si arrivò a trasportare 45.000 passeggeri a stagione con riempimenti medi di 30 persone a volo su una capienza del velivolo di 50 posti.
La necessità di un aeroporto più efficiente per Firenze, comunque, non aveva mai cessato di farsi sentire. Già nel 1954 il Consiglio Comunale si chiedeva se ampliare quello di Peretola o costruirne uno nuovo. Le pressioni delle forze produttive erano sempre più forti e l’idea di un nuovo scalo cominciò a concretizzarsi con gli studi commissionati dalla Camera di Commercio e dall’amministrazione provinciale di Firenze all’Ing. Canta nel ’60 e all’arch. Nustrini e lo approvarono all’unanimità nel dicembre ’67. Approvato anche nei Comuni di Prato e Campi Bisenzio, il progetto passò al ministero dei Trasporti (Civilavia) divenendo oggetto della Legge 111 del 25 febbraio 1971 con la quale si disponeva la costruzione di tre nuovi aeroporti civili: Firenze, Napoli ed Agrigento.
Venne creata una apposita società aeroportuale che seguisse i lavori, gli espropri dei terreni erano iniziati, mentre le compagnie di tutto il mondo avanzavano già richieste di collegamenti con Firenze. Quando la vicenda sembrava ormai alla sua conclusione il noto dietrofront del 1974: la Regione Toscana bloccò il progetto del nuovo aeroporto in favore del potenziamento dello scalo pisano designato come aeroporto di Firenze. Cosi recitava il telegramma inviato dall’allora ministro dei Trasporti On. Preti al presidente della Regione Toscana Lelio Lagorio: <Rendo noto che di fronte all’esplicito pronunciamento della regione Toscana competente per insediamenti territoriali decade il nostro impegno per l’aeroporto di Firenze e procederemo nel senso da voi auspicato”. Gli otto miliardi già stanziati dal Governo per l’inizio dei lavori furono così dirottati sulla linea ferroviaria tra Firenze e Pisa. Proteste, interpellanze e polemiche, ancora oggi non sopite, giunsero da tutta la regione, senza però cambiare la grave decisione: Firenze vide sfumare, forse per sempre, la possibilità di dotarsi di un nuovo aeroporto.
Come se tutto ciò non bastasse, nello stesso 1974 vennero a mancare anche i voli stagionali dell’ATI: strutture e personale furono spostati su Pisa. La compagnia si giustificò chiamando in causa le carenze tecniche dello scalo fiorentino. Purtroppo, anche in questo caso, Firenze fu più penalizzata di molte altre città italiane: i Fokker F.27 infatti erano usati dall’ATI anche su altri aeroporti come Bari, Reggio Calabria, Pantelleria, Lampedusa e quando questi bimotori furono tolti dal servizio, gli altri scali furono tutti adeguati per ricevere i più capienti DC-9.
Peretola subì semplicemente la cancellazione dei voli, nonostante il loro successo. Dal 1947 a tutto il 1973 a Peretola erano transitati 24.388 aerei, 422.499 passeggeri, 47.348 kg di posta e 835.665 kg di merci; cifre non altissime se confrontate ad altri scali, ma va ricordato che dopo i 2.039 movimenti aerei del ’47, le attività di Peretola sono calate fino a sei movimenti nel 1954 e 10 nel 1955.
Firenze nel 1974 era nuovamente isolata dai collegamenti aerei e dovrà aspettare ancora due anni perché vengano ripresi dei voli di linea. Ironia della sorte, fin dal 1966 aveva operato su Firenze la compagnia Aertirrena che con alcuni piccoli bimotori aveva trasportato 16.000 passeggeri su alcune rotte stagionali, tra le quali Firenze-Elba e Firenze-Genova-Elba, e con servizi di aerotaxi. Nel 1972 arrivarono due piccoli trireattori sovietici YaK-40: furono il pagamento offerto ad un industriale fiorentino in cambio di una fornitura di macchinari per l’industria tessile in URSS. Difficoltà finanziarie, indifferenze locali e condizioni precarie degli scali serviti portarono l’Aertirrena al fallimento nell’aprile del 1974. L’anno seguente fu ancora Civilavia ad occuparsi di Peretola: il suo direttore generale, insieme al capo di gabinetto del ministero dei Trasporti, effettuarono un sopralluogo sull’aeroporto. Sopralluogo che sembrò schiarire il futuro di Peretola: si parlò di una pista, parallela all’autostrada A11, per aerei della classe DC-9, radar, radiofaro, radioaiuti per il volo notturno, luci calvert. L’importo previsto si aggirava sugli 860 milioni. Anche questa volta alle intenzioni non seguirono i fatti.
Arriviamo così al 1976, anno particolarmente significativo per la storia di Peretola, in quanto si assistette prima alla ripresa dei voli di linea, poi alla famosa “Settimana Aviatoria Fiorentina”. Organizzata dall’aero club “Luigi Gori”, la manifestazione intese richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e dei politici sull’aeroporto, sui suoi problemi e sulla sua importanza per tutta l’area fiorentina. Dal 27 giugno al 4 luglio a Peretola si poté ammirare una varietà di mezzi aerei, civili e militari, sia in mostra statica che in volo, senza precedenti per il pubblico fiorentino. Ma ancora più importante di un gruppo finanziario genovese che, rilevato il fallimento Aertirrena, creò la compagnia Avioligure. I due Yak-40 volavano inizialmente da Firenze a Roma e Milano, poi a Torino e infine fu sperimentato anche un volo con Zurigo.
L’attività procedeva bene: da un riempimento iniziale intorno al 50% si raggiunsero punte del 90% sulla linea per Milano, lasciando spesso i passeggeri a terra. Questi risultati e la previsione di nuove rotte indussero la compagnia a noleggiare un Fokker F.27 in Olanda. L’autorizzazione ad utilizzare il Fokker F.27, ritenuta scontata visto il precedente lungo utilizzo da parte dell’ATI, non arrivò mai. Il problema sembrava consistere nell’eccessiva vicinanza di via del Termine alla pista di volo. Per tale ostacolo fu installato un semaforo con tanto di sbarre mobili per fermare il traffico stradale durante i passaggi del Fokker, ma non entrò mai in funzione.
Il 19 ottobre 1979, come quasi tutti i fine settimana, atterrò a Peretola un Fokker F.27 dell’aeronautica militare olandese con la Regina Beatrice d’Olanda, i dipendenti dell’Avioligure, estenuati dai ritardi che bloccavano a terra il loro aereo, inscenarono una manifestazione davanti all’aereo militare con tanto di striscioni e cartelli. A questo si aggiunsero ritardi anche nel rinnovo delle autorizzazioni per lo Yak-40 e l’attività della compagnia fu bloccata completamente. Queste incredibili vicende si andarono ad aggiungere alle decennali carenze dello scalo, come le difficoltà nel rifornimento carburante, la precarietà dei servizi antincendio e la completa assenza di radioassistenze al volo, fino ad arrivare a ripetute chiusure per interferenze al radiofaro ed il deterioramento della pista in piena stagione estiva. La coraggiosa iniziativa dell’Avioligure non riuscì a riprendersi da queste forzate battute d’arresto che la portarono al fallimento all’inizio del 1980.
Ancora una volta senza voli, l’attenzione si incentrò a questo punto sull’allungamento della pista, allora lunga 1.000 metri, che risultava essere il maggiore impedimento all’operatività dello scalo. Il Comune di Firenze portò avanti il progetto dell’arch. Nustrini che prevedeva un allungamento di 300 metri. (Tale progetto era stato presentato in un convegno organizzato nel 1977 dalla Camera di Commercio di cui era presidente Michelozzi. Nell’occasione furono suggeriti oltre all’allungamento della pista anche l’installazione di un VOR-DME e di un sistema fisso di illuminazione della pista). I lavori iniziarono solamente nel 1983 e per il loro completamente furono necessari quasi due anni con il superamento di disparati problemi tra i quali una sottovalutata falda acquifera, una serie di lentissimi espropri e le resistenze degli ambienti politici pisani con tanto di interpellanze a Roma per bloccare i lavori.
Nello scorrere degli anni e nelle alterne vicende delle compagnie aeree, comunque, l’aeroporto ha sempre continuato a funzionare a pieno ritmo per quanto riguarda l’aviazione generale, quella d’affari e quella militare. All’importante attività dell’aero club, che ha seguito la storia dell’aeroporto fin dalla sua nascita, si sono aggiunte negli anni le attività di altri operatori ancora oggi basati a Peretola: la Elitos, che è stata una delle maggiori compagnie elicotteristiche a livello mondiale e che oggi si occupa di manutenzione e di elisoccorso in collaborazione con l’ACI; la Delta Aerotaxi, scuola di volo per piloti e società di aerotaxi; il 27′ Gruppo Squadroni ALE “Mercurio” impegnato spesso con i suoi aerei ed elicotteri in operazioni di protezione civile e soccorso alla comunità; la sezione di volo della Polizia di Stato, impegnata con i suoi elicotteri sia nel pattugliamento dall’alto che in vere e proprie operazioni di pubblica sicurezza.
Fu ancora una volta un’iniziativa non toscana a riportare i voli a Firenze. Dal luglio 1983 la società triestina Aligiulia iniziava i collegamenti con Milano, Torino e Trieste-Venezia utilizzando due Nord 262, bimotori francesi da 29 posti. Anche questa volta il problema più grosso non era quello di riempire i voli, ma di sopravvivere alle deficienze dello scalo. L’Aligiulia iniziò ad operare con i lavori di allungamento ancora in corso: quando arrivavano gli aerei gli operai, avvisati per radio, sgombravano la pista. In piena estate ’85 i voli furono sospesi per la mancanza di un additivo per il carburante, necessario per decollare alle calde temperature su piste così corte. Tutto questo, aggiunto ad altri problemi interni all’azienda triestina ed infine le voci secondo cui l’Alitalia era interessata ad atterrare a Firenze con i nuovi ATR.42 riprendendosi le linee per Roma e Milano, portarono l’Aligiulia prima all’abbandono dei voli con Peretola, nel 1986, poi al fallimento.
Firenze si trovò così senza collegamenti aerei proprio quando, dopo decenni di attesa, si era riusciti a migliorare, anche se minimamente, le condizioni dell’aeroporto. Le voci dell’arrivo della compagnia di bandiera si fecero sempre più insistenti e quando furono ordinati al Consorzio ATR dieci esemplari del nuovo ATR-42 da affidare alla controllata ATI, fu chiaro che Peretola sarebbe entrata finalmente nella rete Alitalia. La notizia dette un notevole impulso all’ambiente fiorentino e la SAF (Società Aeroporto Fiorentino) costituita nel 1984 si mobilitò per preparare lo scalo ad accogliere l’arrivo dell’ATI, annunciato per l’agosto 1986. In una vera e propria corsa contro il tempo in soli 64 giorni fu completamente ristrutturata la piccola e fatiscente aerostazione e, nei mesi successivi, fu installato un impianto VOR-DME.
Il 15 settembre 1986, dopo un rinvio di un mese e mezzo per conflitti sindacali sulla composizione degli equipaggi di volo degli ATR, avvengono i voli inaugurali da Firenze a Milano Linate e Milano Malpensa e, quindici giorni dopo, quello con Roma.
Da allora la storia dell’aeroporto fiorentino è tutta in salita: i passeggeri in transito aumentano di mese in mese ed una lunga serie di compagnie nazionali ed internazionali aprono nuove linee su Peretola. Ad onore del vero vanno anche ricordate alcune compagnie che, senza la risonanza avuta dall’ATI, stavano già operando sull’aeroporto: la milanese Transavio che nel 1985 aveva inaugurato un servizio stagionale per l’isola d’Elba e poi per Bastia, sospesi solo nel 1991 per la chiusura della compagnia; l’austriaca Tyrolean Airways che, dopo un primo volo nel luglio 1983, è diventata poi un’assidua ospite di Peretola con voli charter dall’Austria con aerei De Havilland DASH-7 e DASH-8 da 40-50 posti. Ancora due curiosità riguardano la francese Air Littoral che è stata la prima ad atterrare a Firenze con un ATR-42, nel giugno 1985, con passeggero d’eccezione Francois Mitterrand, e la Unifly, compagnia charter romana, prima ad impiegare un jet di linea (il bireattore Fokker F.28 da 65 posti) su Peretola, a partire dal settembre ’85 per una serie di voli charter.
Tornando allo sviluppo dei voli, dopo l’avvio dell’ATI, una compagnia straniera annunciò l’intenzione di istituire il primo collegamento internazionale con Firenze. Era l’Air France che nel marzo 1987 inaugurò il volo bisettimanale Parigi-Firenze, operato con un biturbina Saab 340 da 33 posti, ben presto sostituito con un ATR.42 da 46 posti.
L’esperienza dell’Air France si chiude purtroppo nel gennaio 1991 quando, falliti i tentativi di inserire sulla linea il più capiente e veloce Fokker F-28, decide, nell’ambito di una radicale riorganizzazione interna, di tagliare Firenze dalla propria rete, sospendendo quello che per circa tre anni era stata la linea di maggior successo dello scalo.
Nel giugno del 1987 fu un’altra compagnia francese, l’Air Littoral, a posare i carrelli su Peretola, spostando il terminale del volo Nizza-Pisa su Firenze. Anche in questo caso il volo, iniziato con un Embraer Bandeirante da 18 posti, passò in seguito sull’ATR.42. L’Air Littoral nel ’91 si assicura anche la rotta con Parigi abbandonata dall’Air France. Ma anche in questo caso i limiti dello scalo fiorentino franano i programmi della compagnia: la mancanza di qualche metro in più alla pista impedisce l’introduzione dei nuovi e silenziosi Fokker 100 da 80 posti (già utilizzati su Venezia, Genova e Torino) in luogo dei più piccoli ATR-42.
Il 1987 registra un altro importante arrivo che avrebbe decisamente inciso sul futuro dell’aeroporto: l’Avianova, nata come sussidiaria per il terzo livello dell’allora Alisarda ed oggi controllata a metà dal gruppo Alitalia e dalla Meridiana (nuovi ragione sociale dell’Alisarda).
L’Avianova iniziò le operazioni il 1° agosto con volo giornaliero per Olbia ed alcuni charter per Tunisi, ma i programmi della dinamica compagnia sarda per Firenze erano ben più ambiziosi ed avrebbero proiettato Firenze nei collegamenti internazionali, aprendo la strada all’odierna attività della Meridiana.
L’interesse internazionale sul piccolo ma vitale aeroporto fiorentino aumenta e l’Alitalia decide di lanciare due collegamenti internazionali operati con gli ATR-42 dell’ATI. Nell’ottobre ’87 vengono inaugurati i servizi giornalieri per Parigi e Monaco. Ad un anno dal primo volo dell’ATI, Firenze alla fine del 1987 è servita da sei compagnie aeree con voli per una decina di destinazioni diverse.
Ma ancora una volta nella sfortunata storia dell’aeroporto fiorentino, quando tutto sembra finalmente procedere, avviene qualcosa che rimette tutto in discussione. Stavolta è un evento tragico a colpire direttamente Peretola: nell’ottobre ’87 un ATR-42 dell’ATI in volo da Milano a Colonia precipita a Conca di Crezzo. Dalle polemiche che subito si scatenano e da una campagna stampa scandalistica completamente infondata esce compromessa l’immagine dell’ATR.42.
Atr-42 che ha oggi largamente superato il record dei 500 esemplari venduti a decine di clienti in tutto il mondo, divenendo il “best seller” in assoluto della categoria turboelica.
Ma tant’è, in Italia, unico Paese al mondo ad adottare una simile misura, gli ATR.42 sono messi a terra ed a Peretola vengono sospesi tutti i voli di Alitalia, ATI e Avianova. Ironia della sorte, proprio mentre gli ATR.42 italiani sono fermi, l’8 novembre la Lufthansa inaugura il suo nuovo collegamento Monaco-Firenze proprio con ATR.42 dell’affiliata NFD. E’ un altro grande successo per l’aeroporto di Peretola: la seconda grossa compagnia internazionale che decide di atterrare a Firenze. Solamente un mese più tardi è la volta della svizzera Crossair, sussidiaria della Swissair, che, dopo lunghi anni di attesa per le autorizzazioni italiane, inaugura il volo da Lugano, prima giornaliero e poi bigiornaliero, operato inizialmente con Saab 340 da 33 posti, in seguito con BAe.146 da 80 posti.
Le attività degli ATR.42 italiani riprendono gradualmente dal febbraio 1988 e l’ATI riapre via via i voli per Roma, Milano, Parigi e Monaco. Anche l’Avianova riprende i suoi voli ed in aprile aggiunge il volo con Catania. Ma la ripresa del traffico è lentissima. La campagna di stampa contro l’aereo ha condizionato pesantemente l’opinione pubblica e nei primi mesi di attività il numero dei posti occupati rimane molto basso: sono in maggioranza stranieri completamente all’oscuro delle polemiche italiane. In questo difficile clima di lenta ripresa si torna ai ritmi di crescita precedenti all’incidente. Unici novità l’arrivo di un’altra compagnia, la Aliblu (10% di Alitalia), che collega Firenze a Bari e Torino con aerei jetstream 31 da 19 posti.
Mentre il traffico continua a crescere e gli operatori aeroportuali, SAF in testa, con difficoltà riescono a far fronte alle esigenze delle compagnie aeree che chiedono più voli e più spazio, il mondo politico fiorentino, sorpreso di tanto successo, è di nuovo acceso dalle stesse polemiche di qualche anno prima: costruire un nuovo aeroporto o potenziare Peretola? E in questo secondo caso, costruendo una nuova pista o allungando quella esistente? Gli studi tecnici si accumulano negli anni uno sull’altro: Comune di Firenze, Alitalia, Italairport, IRPET, Regione Toscana, Civilavia, SAF, senza contare conferenze, dibattiti, comitati di studio, ecc. I tecnici offrono soluzioni di tutti i tipi ed a vari costi di realizzazione, ma i problemi sono di ordine politico e di fatto risulta impossibile una celere decisione. La soluzione di un nuovo aeroporto viene nuovamente accantonata per i tempi ed i costi che richiederebbe; la seconda pista parallela all’autostrada, tecnicamente la soluzione migliore, viene scartata anch’essa. A grande fatica Comune di Firenze e SAF riescono, in mezzo a numerose opposizioni, a portare avanti il progetto per l’adeguamento delle strutture ed un primo allungamento della pista. Allungamento ridotto a soli 250 metri, dai previsti 400, e per il quale solo a fine ’91 viene raggiunto un tormentato accordo di programma tra gli enti locali.
Così come era successo negli anni del dopoguerra, anche oggi, mentre le altre città italiane si dotano di strutture aeroportuali adeguate al traffico, a Firenze le polemiche e le diatribe politiche continuano a penalizzare la città e buona parte della Toscana. Un altro smacco per l’aeroporto fiorentino è l’esclusione dai finanziamenti straordinari previsti dal Governo per gli aeroporti delle città interessate ai Campionati Mondiali di Calcio.
Fortunatamente mentre il mondo politico tergiversa sul da farsi, le compagnie continuano a scendere sempre più numerose a Peretola. Nel marzo del 1989 arriva la quarta compagnia di bandiera, la Sabena, che introduce un volo giornaliero da Bruxelles. L’aereo impiegato inizialmente, un Embraer Brasilia da 30 posti, viene sostituito nel dicembre successivo da un nuovo gioiello della tecnica: il British Aerospace BAe 146, il più silenzioso e meno inquinante aereo a getto esistente, capace, nella versione scelta dalla Sabena, di trasportare 80 passeggeri. Anche questo nuovo volo, che collega per la prima volta la Toscana al cuore dell’Europa, ha un notevole successo e nel 1991 diviene addirittura bigiornaliero.
Anche se la Sabena è la prima compagnia ad introdurre a Firenze il BAe.146 per collegamenti di linea, l’aereo era già atterrato a Peretola nel maggio 1987: si trattava di un esemplare in versione VIP della flotta reale della Royal Air Force con ai comandi il principe Carlo d’Inghilterra in persona. Sempre il 1989 vede l’ingresso dell’Aviaiìova nel settore dei voli internazionali con il lancio dei nuovi collegamenti con Vienna e Barcellona e poi con la presa in carico di quelli per Parigi e Monaco operati dall’ATI. Il 1990 vede anche l’avvio ed il fallimento di alcuni collegamenti gestiti da vettori regionali: Air Sardinia avvia la linea Cagliari-Firenze; la tedesca Delta Air sperimenta per qualche mese lo Stoccarda-Firenze; infine la RFG, tedesca anch’essa, dopo un periodo di prova del Dortmund-Firenze, preferisce mantenerlo come collegamento stagionale.
Dal novembre del 1990 la società charter partenopea Sagittair diventa un cliente dell’aeroporto fiorentino con i suoi due British Aerospace BAe.146/300, la versione più lunga del quadrigetto, che, con i suoi 100 posti diventa il più grosso aereo che abbia mai operato a Peretola. Il primo volo è un charter di tifosi della Fiorentina che seguono la squadra in trasferta a Cagliari. Sempre nel 1990 l’aeroporto viene ufficialmente intitolato ad Amerigo Vespucci. Il nome del celebre navigatore, nativo proprio del borgo di Peretola, viene preferito, dopo non poche polemiche, a Lorenzo il Magnifico e Dante Alighieri.
Nel frattempo le insistenti voci dell’arrivo dell’Alisarda/ Meridiana a Firenze avevano trovato conferma ufficiale a Londra, durante il salone aerospaziale di Farnborough, dove la compagnia annunciò l’ordine per i primi quattro BAe.146/200. Motivazione della scelta della costosa macchina, annunciano i responsabili della Meridiana alla stampa di mezzo mondo, è proprio la possibilità di operare sulla corta pista dell’aeroporto di Firenze. La decisione della Meridiana di stabilire una propria base a Firenze (un’altra sta sorgendo a Verona) è l’ennesima conferma della validità dello scalo fiorentino e delle sue potenzialità ed il coronamento di tanti sforzi fatti negli anni.
Ma le novità non sono finite. All’inizio del 1991 la Air UK, terzo vettore britannico in piena espansione, decide di aprire un collegamento giornaliero tra il rinnovato aeroporto di Londra Stansed (40 minuti di treno dalla City) e Firenze con l’ormai famoso BAe.146. L’inaugurazione ufficiale avviene il 27 marzo 1991 ed il successo è immediato: già alla fine dell’anno la compagnia, che ha trasportato 23.000 passeggeri in soli nove mesi, annuncia di voler introdurre una macchina più capiente, il BAe.146/300, ma la lunghezza della pista per adesso lo impedisce.
Nel corso del 1991 vengono finalmente avviati i primi lavori previsti sull’aeroporto. La SAF avvia la costruzione della propria aerostazione provvisoria, ormai prossima alla conclusione, e Civilavia apre il cantiere per la ristrutturazione e l’ampliamento di quella principale e l’ampliamento del parcheggio aeromobili.
Il 1° luglio prende avvio il progetto Meridiana su Firenze con l’inaugurazione dei voli giornalieri per Catania e Palermo operati con i nuovi BAe.146/200 da 79 posti appena consegnati. Esattamente due mesi dopo, il 1° settembre, viene completata la prima fase dell’operazione con il lancio dei nuovi voli per Londra Gatwick, Zurigo, Francoforte ed il subentro all’Avianova su quelli per Parigi, Monaco e Barcellona. Il <progetto Firenze,> prevede anche la costruzione di un moderno hangar, capace di accogliere contemporaneamente tre BAe.146, oltre ad uffici e magazzini necessari alla gestione della base tecnica. L’insediamento della Meridiana creerà inizialmente posti di lavoro per più di un centinaio di persone.
Alla fine dei 1991 all’aeroporto Amerigo Vespucci di Firenze fanno scalo sette compagnie aeree con una quindicina di destinazioni in Italia ed in altri sette paesi europei. Dai 60.000 passeggeri transitati nel 1986, anno di ripresa dei collegamenti regolari, il volume di traffico è passato a 250.000 alla fine del 1991 e se ne prevedono 400.000 per il 1992.
1992 che si apre con la novità dell’arrivo dell’ottava compagnia aerea di linea: è la triestina Air Dolomiti, attiva dal ’90 su alcune rotte del nord, che ha ricevuto dal Governo una concessione decennale per la linea Firenze-Lugano e un’autorizzazione per i voli Firenze-Bari e Firenze-Torino. Gli aerei impiegati sono dei De Havilland DASH-8/300 da 50 posti.